ASPETTANDO L'8 MARZO: INTERVISTA ESCLUSIVA A KETTY CARRAFFA, PALADINA DEL SESSO DEBOLE

KETTY CARRAFFA

"STOP A FEMMINICIDI E VIOLENZA: 
SOLO UNITE NOI DONNE POSSIAMO CAMBIARE IL MONDO COSI' FORTEMENTE MASCHILE". 
KETTY PRESENTA COSI' 
IL SUO NUOVO LIBRO 
"LE DONNE, ACQUA NEL DESERTO" 


di Ruggiero Curci

(Hanno collaborato Mattia Ferrea Omar Basciu

Si avvicina l'8 marzo, festa delle donne. E noi abbiamo deciso di intervistare in anteprima una super donna, una donna con la D maiuscola, grande lavoratrice, grande comunicatrice e mamma (single) premurosa e presente del suo adorato Francesco, per farvela conoscere un po' meglio. Ma soprattutto per ricordare a tutti, soprattutto a quei maschi violenti e ignoranti, che le donne non vanno omaggiate con mimose e Baci Perugina solo l'8 marzo, ma vanno amate, curate, coccolate e protette tutto il resto dell'anno. Invece, oramai, in una società avariata e allo sbando come la nostra, sempre più donne sono vittime di violenze e soprusi proprio tra le quattro mura di casa: vengono umiliate, picchiate e uccise proprio dai mariti o dai compagni, le persone che dovrebbe più amarle. I femminicidi sono all'ordine del giorno. E non si può più stare a guardare. La super donna che intervistiamo è Ketty Carraffa, classe 1962, giornalista, fotoreporter, sindacalista, opinionista tv, scrittrice. 
Ketty, milanese doc, ha dato alle stampe un nuovo libro, in uscita il 5 marzo. Si intitola “Le donne, acqua nel deserto”. E raccoglie 4 storie di donne vittime di violenza, non solo sessuale, ma anche in ambito lavorativo. La nostra chiacchierata con Ketty inizia da qui.  

Lo scorso anno hai pubblicato "Come le mimose – La Resistenza delle donne 365 giorni all’anno”, adesso arrivi in libreria con questo nuovo lavoro, dedicato sempre all'universo femminile. Che differenza c’è tra i due libri? 

"Il libro “Le donne, acqua nel deserto”, edito da La Serigrafia srl.,  prosegue il percorso di racconti di “Come le mimose”. Raccoglie le storie e le testimonianze di 4 donne vittime di violenza, non solo sessuale, ma anche nell’ambito del lavoro, dunque familiare e sociale. C'è anche la testimonianza di Teresa Manes, la mamma di Andrea, il “ragazzo dai pantaloni rosa”, che si è tolto la vota perché vittima di bullismo a scuola. Poi vi sono interventi di alcuni “esperti” nel campo dell’informazione (Antonio Pascotto del Tgcom24 e Morena Funari), della società civile (Antonio Furlan dei City Angels), della grafologa Candida Livatino e di tre avvocati che esaminano il problema dai loro punti di vista.
L’acqua è da sempre per me grande fonte di ispirazione, a partire dalle mie prime mostre fotografiche, come elemento che più caratterizza la società e soprattutto, l’esistenza delle donne, sin dal momento della nascita di una nuova Vita. 
Al libro è legata l’uscita del videoclip “Io come gli angeli”, una splendida canzone dei Polymenes (gruppo siciliano) cantata da Sara, che è una delle protagonista delle storie che racconto. Il gruppo mi ha cercata per “regalarmi” questo pezzo, che ci accompagnerà durante le presentazioni del libro in tutta Italia, come è successo l’anno scorso per “Come le mimose”. Nella clip, le due donne, Sara e Ketty, sono due storie che si incontrano: una va alla ricerca del suo Angelo, che la porti fuori dal tunnel della Paura, e l’altra, di rosso vestita, le donerà il suo aiuto e supporto per rinascere. 
Dulcis in fundo, leggerete anche due ricette dedicate alle donne e alla nostra voglia di positività e cambiamento. Il tutto, condito da tanta speranza nel futuro e nelle nuove generazioni. Nel libro, infatti, vi è anche la presenza della squadra femminile di calcio: “Mimose” di Turate (Como), di cui sono la “madrina”. Ho avuto patrocini e sponsor molto attenti alla sensibilizzazione di questo tema, sono veramente contenta e credo di poter dire che questo mio piccolo contributo potrà essere un'altra goccia nel mare del cambiamento della nostra società, perché una società che odia le donne, è una sconfitta per tutti e tutte". 

Si può dire che ormai da qualche tempo sei una vera paladina del sesso debole: 
come mai ha deciso di occuparti di questo tema delicato e importante?

"Mi occupo di questo tema perché nel corso della mia esperienza lavorativa e nella vita ho avuto modo di incontrare tante donne e quindi ascoltare tante Storie che meritano di essere raccontate. Credo fortemente nella “bellezza” delle donne e nella possibilità che noi, unite, possiamo cambiare il mondo, così fortemente “maschile”. La violenza sulle donne non è solo sessuale: purtroppo ogni donna può subire ogni tipo di violenza dentro le mura di casa e lasciare che tutto resti così come è, senza fare nulla. Per me questo è insopportabile, io cerco nel mio piccolo di “istigare” le donne alla denuncia, alla propria possibilità di cambiare in meglio la loro vita e scappare dal “male”, dalla violenza di uomini che dicono di amarle e invece… le odiano!". 

Il nostro Stato verso questo tema come si sta comportando?

"L’Italia ha votato nuove leggi per la tutela e contro la violenza sulle donne. Il problema più grande però, e lo si vede quasi ogni giorno, è dal punto di vista culturale. Ci sono profonde radici e tradizioni misogine, di odio verso le donne, dure a morire. E’ inquietante il fatto che il nostro Paese, uno dei più civilizzati del mondo, patria della cultura internazionale, sia ai primi posti per il numero di femminicidi. Credo che non sia una legge dello Stato che può cambiare un comportamento della società, ma devono essere in primis: l’educazione, la scuola e la famiglia, a combattere la “normalità” e l’abitudine di ammazzare le moglie, le fidanzate, le compagne. Siamo al ritmo di una ogni due giorni, oramai!!.

E i mass-media?

"Ci sono diversi modi di informare, purtroppo. In molti casi i servizi dei Tg, così come alcune trasmissioni e talk televisivi, raccontano le vite spezzate delle donne uccise (in gran parte da uomini conosciuti) scavando nei loro “presunti” passati, come a giustificare la loro fine. L’informazione deve ancora crescere sotto questo aspetto e i giornalisti dovrebbero smettere di dire: “E’ stata uccisa perché lui era geloso, preso da raptus di follia o perché aveva perso il lavoro…”. Le donne vengono ammazzate perché non possono scegliere di vivere in Libertà, perché dichiarano la fine dell’amore verso quegli uomini che vogliono solo possedere il loro corpo e le loro menti. Lo abbiamo visto nel caso di Elena Ceste, di cui mi sono occupata molto: il marito ha tentato in tutti i modi di screditarla facendola passare per una “poco di buono”, affibbiandole una serie di falsi amanti e dichiarando di averla “raddrizzata”. Siamo all’odio profondo delle donne che non riescono a esprimere la loro Libertà. Agli assassini, poi, non importa nulla dei loro bambini che lasciano in balia della terribile vita futura. L’informazione deve stringere di più sulla richiesta di pene certe per gli assassini, non sui racconti di quello che avrebbero provato durante il femminicidio. Chi se ne frega".

Nel 2012 hai scritto un libro dedicato alla mitica Monroe, "Come Marilyn da quando non c'è più – 50 anni di lavoro e valore a femminile”: che cosa rappresenta per te come donna e cosa può rappresentare per le giovani di oggi?

"Casualmente, sono nata nell’anno della sua scomparsa. Adoro la figura di Marilyn Monroe perché “l’ho sentita” già nella pancia della mamma: i miei genitori amano il cinema e la fotografia e mi hanno trasmesso questa grande passione. Questo “amore” per il cinema e per Marilyn, mi hanno portata a fare una professione legata fortemente al mondo della comunicazione, informazione e cultura al femminile. E mi hanno portata a “studiare” il suo caso, la sua morte, la mecca del cinema americano e gli stereotipi femminili. Marilyn è un simbolo, una donna fragile ma al tempo stesso una grande icona intramontabile; una donna che nonostante ne abbia passate veramente tante nella vita è riuscita con grande determinazione a raggiungere un obiettivo gigantesco. Nonostante la sua morte, avvenuta nel 1962, resta un Mito intramontabile".
KETTY CARRAFFA VERSIONE MARILYN

Sei stata spesso ospite di “Pomeriggio 5”: cosa ne pensi della denuncia di Enzo Iacopino, Presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, a Barbara D'Urso perchè "senza essere iscritta all'Albo compie un’attività specifica della professione senza rispettare le regole" e "con negative ripercussioni sull'immagine dell'Ordine"?

"Io credo che Barbara D’Urso, e questo l’ho scritto anche nei miei interventi sui social, sia una conduttrice molto comunicativa e capace, visto che ogni pomeriggio da tanti anni conduce una trasmissione seguitissima e di grande comunicazione. Lei è una grande comunicatrice, infatti, e sa attrarre il pubblico benissimo e incollarlo allo schermo. E’ evidente che ogni conduttore, che non è giornalista, ha il diritto di fare le interviste e gestire i suoi spazi come crede. E’ sempre successo, come succederà sempre, che le critiche siano pesantissime su episodi dove i talk possono un po’ trascendere fino al trash. Io mi sono trovata sempre a mio agio nei quasi tre anni in cui ero invitata anche tre pomeriggi a settimana: avevo modo di esprimermi come volevo e senza avere “input” o suggerimenti dalla redazione o da Barbara stessa".

Ketty, hai lavorato 5 anni per il quotidiano “L’unità”. L’anno scorso il Direttore Luca Landò, causa crisi, ha deciso di chiudere questa testata storica...

"Purtroppo, la chiusura de L’Unità è secondo me una sconfitta. Non è così semplice però. La chiusura non è accaduta nel giro di pochi giorni e non l’ha voluta il Direttore. Essendo un giornale politico, finito poi solo online, la decisione definitiva della chiusura non è stata la sua ma del partito del quale era riferimento, che non ha voluto aiutarlo a restare in vita".

Nel 1988 ti sei laureata in Regia e Comunicazione. “Io come gli angeli” è stato l’unico tuo progetto da regista o ce ne sono stati altri?

"No, certo. Arrivo da un’esperienza lavorativa come freelance, come fotografa e documentarista, cominciata nel 1985 in giro per il mondo (prima della nascita di mio figlio Francesco, avvenuta nel 2005) a documentare anche gravi situazioni di conflitti sociali. Sempre con un occhio rivolto alla condizione delle donne".

KETTY CARRAFFA

KETTY CARRAFFA A "POMERIGGIO CINQUE"



LA CARRIERA DI KETTY CARRAFFA IN PILLOLE

Ketty nasce a Milano nel 1962 e nella sua vita ha fatto tutto è di più: dal 1985 al 1990, dopo gli studi, lavora come fotoreporter e giornalista freelance per "L'Unità" e altri giornali locali e nazionali, occupandosi di Politica, Società e Costume
E’ Docente di Regia, Fotografia e Comunicazione per le Civiche del Comune di Milano fino al 2005, anno in cui “decide” di diventare mamma.
Dal 2006 al 2014 è sindacalista della Cgil e si occupa in special modo di problemi di lavoro di giovani e donne precari.
Nel 2006 scrive un saggio sulla maternità delle lavoratrici in gestione separata, dal titolo "Positivo??!!" e dal 2011 è opinionista televisiva e radiofonica su fatti di cronaca e attualità legati al mondo delle donne. L'abbiamo vista a “Pomeriggio 5”, "Domenica Cinque", “Quinta colonna”,  "Uno mattina Storie Vere”.
A “Telelombardia” è opinionista di politica; conduce “VeroNewsPolitica” sulla radio online RadioVero.
Nel 2012 scrive il saggio con il dvd: "Come Marilyn da quando non c'è più – 50 anni di lavoro e valore a femminile”, dedicato alla precarietà femminile e ai 50 anni dalla scomparsa di Marilyn Monroe.
Nel 2013 pubblica il libro e il dvd di interviste: "Come le mimose – La Resistenza delle donne 365 giorni all’anno”, con il racconto di 7 Storie di donne, che da profonde crisi, riescono a rinascere solo con la propria determinazione e speranza nel Futuro. Un inno alla positività.
Nel 2014 dirige il videoclip della canzone “Io come gli angeli”, disponibile su Youtube,  dei Polymenes, dedicato alle donne vittime di ogni tipo di violenza, che il gruppo ha voluto “regalare” al nuovo progetto di Ketty, il suo nuovo libro,  “Le donne, acqua nel deserto”in libreria l’8 marzo 2015.



KETTY CARRAFFA CON MORENA ZAPPAROLI FUNARI

KETTY E SARA SUL SET DEL VIDEOCLIP "IO COME GLI ANGELI"

KETTY CARRAFFA CON LA SQUADRA 
DI CALCIO FEMMINILE "MIMOSE"
DI CUI è MADRINA 



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